Quando una persona si rivolge a me, sono solita proporre due-tre colloqui iniziali di consulenza psicologica, il cui fine principale è la conoscenza reciproca.
In questi primi incontri ci si scambiano inizialmente alcune informazioni relative alla conoscenza personale e alle problematiche principali che hanno spinto il paziente a ricercare un aiuto.
Durante questa fase preliminare, lo scopo primario è quello capire “chi è” la persona che mi trovo di fronte, conoscere la sua storia e identificare con chiarezza la sua richiesta, più o meno esplicitata o più o meno consapevole.
Il secondo è quello di comprendere e indicare, in base ai disagi manifestati, percorsi adeguati attraverso i quali sia possibile affrontare insieme le difficoltà individuate.
Proprio perché il percorso terapeutico si affronta insieme, anch’io mi presento e lo faccio fornendo informazioni riguardanti personali competenze professionali e approccio terapeutico, rendendomi disponibile ad accogliere possibili richieste specifiche, eventuali domande o curiosità circa le modalità della consulenza e la relazione terapeutica.
Al termine di questi primi incontri è possibile definire un primo quadro generico del problema e delle difficoltà emotive attuali del paziente. A questo punto, se necessario, suggerisco un successivo percorso terapeutico (che potrà essere, per esempio, di tipo individuale, di coppia o familiare) e illustro le “regole della terapia” (modalità di svolgimento, frequenza e durata delle sedute, onorario, etc.) e il modello di intervento. Questo per poter consentire al paziente di avere una prima immagine del lavoro che sta per intraprendere.
Dal momento che in terapia si andranno ad affrontare argomenti delicati e fonte di sofferenza, è molto importante sentirsi ascoltati, capiti e a proprio agio. Inoltre, è fondamentale che ci sia una buona collaborazione fra terapeuta e paziente, fatta di alleanza sugli obiettivi da perseguire e di fiducia reciproca. Inutile ricordare che il contenuto dei colloqui di consulenza e di terapia sono coperti dal segreto professionale.
Per quanto riguarda il mio approccio metodologico, sono specialista in psicoterapia a indirizzo psicoanalitico.
La Psicoterapia Psicoanalitica si basa sui principi teorici e tecnici della Psicoanalisi, in particolare sull’assunto che l’esperienza non si limita agli aspetti consci e manifesti, ma vi sono cause e motivazioni inconsce alla base dei comportamenti che quotidianamente mettiamo in atto e che sono direttamente correlati alla propria storia psichica, così come si è evoluta nel corso della vita, in relazione al contesto familiare e sociale.
Il rapporto umano che si stabilisce tra paziente e terapeuta in un contesto empatico, non giudicante e particolarmente attento alla storia e ai significati personali dell’individuo, rende possibile la libera e sincera esplorazione delle problematiche psichiche e relazionali, favorisce la motivazione alla comprensione di sé ed al cambiamento mediante l’introspezione.
La Psicoterapia Psicoanalitica aiuta l’individuo che si trova in una condizione di sofferenza ad avere una maggiore comprensione di sé, delle proprie modalità relazionali e comportamentali e a modificarne gli aspetti problematici.
La graduale comprensione del proprio mondo interiore e delle proprie dinamiche relazionali, la padronanza di sé e delle proprie emozioni, la maggiore autonomia psichica raggiunte nel corso della psicoterapia permettono di sperimentare una nuova sensazione di indipendenza e un globale miglioramento della qualità della vita.